SOS Schiena

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CAT_IMG Posted on 12/10/2015, 17:39
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Cinzia B.

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ERNIE DISCALI E DECORSO NATURALE
Le ernie discali attraverso due meccanismi fisiologici rientrano in un tempo stimato di 3 mesi. Gli studi scientifici eseguiti mediante imaging dimostrano come le grandi ernie o protusioni vengono in parte fagocitate ed in parte rientrano formando successivamente una cicatrice nell'area lesionata dell'anulus

Articolo scritto da Dott. Matonti Ranieri,

osteopta,posturologo clinico, naturopata, specialsta in cinesiologia educativa e rieducativa



Troppe volte, mi capita di ascoltare pazienti con esperienza pregressa d’ernia discale i quali, hanno la convinzione ferrea della presenza perenne della stessa nel proprio corpo.



E’ anche vero, che tale convinzione è radicata e quindi trasmessa ai propri pazienti da alcuni medici.



Per cui mi è comune, ritrovarmi persone in studio con lombalgia ad esempio, i quali attribuiscono la stessa all’ernia comparsa anni prima.



In passato si credeva che l’ernia del disco, una volta apparsa, fosse permanente. Recenti ricerche tuttavia, compiute con risonanze magnetiche (RMN- foto1) e tomografie assiali computerizzate (TAC-foto 2) hanno dimostrato che ciò non è affatto vero.











(Foto 1)Voluminosa ernia discale a livello di C5-C6



Tali studi, infatti, rilevano che le ernie, sia cervicali sia lombari, non solo mostrano dimensioni ridotte dopo un periodo di trattamento ma che in molti casi regrediscono e non sono più visibili nelle immagini radiografiche dopo il trattamento.



In tal modo, prendendo in considerazione esami radiografici pre e post trattamento Mochida e colleghi, hanno rilevato come le ernie cervicali (CHD) e lombari (LHD) abbiano un decorso di recupero, in media nell’arco di 3 tre mesi.







(Foto 2)Ernia discale di L5-S1



Nel caso di CHD questo studio ha dimostrato che nel 40% dei casi era presente una riduzione di dimensione o una regressione, mentre nel caso di LHD si è rilevato una riduzione dell’ernia in circa il 60% dei casi.



I ricercatori hanno anche dimostrato che maggiore era la grandezza dell’ernia o della protrusione e maggiore era la capacità di riduzione della stessa. A conclusione dello studio, i ricercatori ne hanno dedotto che la riduzione o il riassorbimento dell’ernia, dipenda sia dalla taglia sia, dalla posizione e dalla fase in cui si trovi il paziente.



E’ apparso anche evidente nello studio, come le ernie rispondessero meglio al trattamento se lo stesso fosse stato attuato all’inizio della comparsa della lesione anatomica, con risultati migliori per quelle laterali contenute, rispetto a quelle più piccole oppure sotto legamentose.



La maggior parte dei pazienti nello studio di Mochida, ha ottenuto un beneficio clinico, indipendentemente dai risultati radiologici post trattamento.



Sempre Mochida in un altro studio, ha dimostrato la presenza di cellule macrofage (cellule spazzine) nell’ ernie asportate chirurgicamente, oltre all’evidente formazione di una nuova vascolarizzazione.



Questo è interpretato dal ricercatore, come la dimostrazione del fatto che vi sia un’azione di digestione fagocitica, responsabile della diminuzione di taglia dell’ernia. Per cui le cellule fagocitarie attaccano i frammenti di disco espulsi, visti come fossero dei corpi estranei.



Ricerche immunologiche e chimiche sono in corso per capire la patofisiologia di tale riduzione.



Successivi studi effettuati da altri ricercatori, concordano con quanto affermato da Mochida.







E’ il caso dello studio di ricerca sulle LHD di Bozzao e colleghi, i quali dimostrano che il 63% dei pazienti trattati in modo conservativo con epidurali, farmaci ecc. hanno ottenuto un riassorbimento dell’ernia nelle immagini di controllo. Altro studio sulle LDH di Ellemberg e altri, evidenziano nel loro studio che, pazienti affetti da radicolopatia, rilevata mediante esami radiografici e mielografie, hanno mostrato riduzioni delle ernie in 78% dei casi.



Matsubara dimostra che pazienti trattati medicalmente con farmaci, fisioterapia, trazioni e iniezioni di steroidi epidurali, mostrano segni di riduzione nel 60% dei casi.



E’ interessante operare una seria riflessione, circa le straordinarie capacità di recupero dell’organismo, nonché dell’aggressione che a volte esso subisce con trattamenti farmacologici.



Leggendo le conclusioni di un interessante studio effettuato da chiropratici ed esposto nelle righe successive, la riflessione che invito a compiere è supportata da questa domanda: l’abuso di farmaci e il trattamento standard medico- farmacologico trova giustificazione? E’ giusto ignorare le capacità auto- correttive e i tempi dell’organismo, anziché supportarli con metodiche non mediche?



Una delle poche ricerche chiropratiche ( si ravvede la necessità d’ulteriori studi, in tal senso) ha utilizzato risonanze magnetiche quale metodica di confronto.



Questa ricerca, pubblicata successivamente in uno studio, è stata effettuata su un campione di 27 pazienti, (campione esiguo) afflitti sia da CDH o LDH.



Nel 63% dei casi, come dimostrano le immagini pre e post trattamento, era presente una riduzione o completa remissione dell’ernia dopo i trattamenti chiropratici.



L’ 80% dei pazienti in questo studio, presentava un notevole miglioramento clinico.



Il solo trattamento chiropratico si è dimostrato positivo non solo a livello clinico ma anche a livello anatomico e radiografico.



Cassidy e altri, in una ricerca sugli effetti dell’aggiustamento chiropratico in posizione laterale su comprovate ernie, hanno rilevato che 13 pazienti su 14 hanno ottenuto buoni risultati clinici. Di quei 13, circa la metà presentava diminuzione della taglia dell’ernia nelle tomografie di controllo.



Questi studi e mi riferisco in particolare agli ultimi due, dovrebbero comportare una virata da parte del trattamento medico- farmacologico, troppo spesso standardizzato ed orientato alla somministrazione di farmaci in quantità eccessive.



Ulteriore consapevolezza, circa la validità terapeutica di metodiche non mediche (osteopatia e chiropratica in primis) dovrebbero essere utilizzate in campo sanitario, evitando l’ideologia estremista secondo cui, il trattamento medico è la panacea universale.



Non è così e gli studi a testimonianza di ciò ve ne sono.



Non fosse altro, per i casi clinici risolti i quali arrivano negli studi di professionisti preparati nell’arte e nella scienza manuale.



Mochida c’indica anche i possibili meccanismi fisiologici cui l’organismo pone in essere per auto-ripararsi.





Credo, sìano meccanismi che debbano essere aiutati, supportati e non sopraffatti con l’abuso chimico, ortesico o peggio ancora con la faciloneria chirurgica.

Con i piedi per aria
La riflessologia plantare & Co. vista da Luciana e tanto altro

Avevo capito che rinunciare a se stessi, non amarsi è come sbagliare a chiudere il primo bottone della camicia. Tutti gli altri poi sono sbagliati di conseguenza. Amarsi è l'unica certezza per riuscire ad amare davvero gli altri.
Fabio Volo dal libro "È una vita che ti aspetto"

La nostra colonna vertebrale
L’osso è il tessuto più compatto e rigido dell'organismo, a comporre l'apparato scheletrico, struttura portante e base essenziale della forma corporea. Oltre a costituire l'impalcatura di tutto il corpo, alla quale si attribuisce la solidità e la capacità di sopportare carichi ingenti (e non solo materiali, ma anche psicologici: «avere le spalle larghe»), l'ossatura, grazie alla sua plasticità, consente, comportandosi come un insieme di leve, il movimento e la deambulazione.
D'altra parte, l'osso «si spezza, ma non si piega». La sua scarsa flessibilità, seppure non assoluta, richiama la rigidità morale oltre che fisica, e non a caso spesso questo tratto caratteriale si riscontra nei soggetti che soffrono significativamente di disturbi alle ossa e alle articolazioni.
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Da queste caratteristiche derivano i principali significati simbolici attribuiti all'osso e all'apparato scheletrico: da un lato, la rigidità è la "norma", il limite oltre al quale non è consentito andare (la statura raggiunta al momento della saldatura delle cartilagini è quella definitiva), dall'altro l'autonomia, la possibilità di muoversi nel mondo.
In molte culture l'osso viene interpretato come l'estrema concretizzazione dell'energia, non solo dell'individuo, ma anche delle forze cosmiche dalle quali è governato. Il suo biancore suggerisce del resto un rapporto con la luce, che in esso è come discesa e cristallizzata: immagine che, tra l'altro, è riscoperta, nella fisiologia, dal legame metabolico esistente tra la luce e la vitamina D, che di quella necessita per attivarsi.
La credenza che nell'osso risieda l'essenza vitale o l'anima dell'individuo e che, quindi, attraverso lo scheletro possa risorgere una nuova vita (da cui, per esempio, il culto delle ossa degli avi o il seminare ossa nel terreno per favorire il raccolto) sembra invece, sempre dal punto di vista biologico, sposarsi alla presenza, all'interno delle ossa, del midollo emopoietico, da cui derivano e vengono continuamente prodotti gli elementi del sangue, apportatori di vita. Anche il tema della crescita e della morte è richiamato dall'osso: dal teschio, minaccioso avvertimento in presenza di pericoli mortali, ai miti, che insegnano che per uscire dal grembo materno e assurgere a una vita liberamente determinata dallo spirito, sfuggendo alla morte della coscienza che seguirebbe a una prolungata dipendenza, occorre "farsi le ossa", cioè indurirsi e raggiungere la propria forma essenziale, perché può diventare adulto solo chi riesce a strutturarsi.
Lo sviluppo dello scheletro e la sua ossificazione illustrano, inoltre, perfettamente il passaggio analogo dalla vita embrionale o acquatica a quella terrestre, ricalcando il processo evolutivo che fece passare la manifestazione della vita, in tempi remotissimi della storia della terra, da un'espressione basata su organismi ancora invertebrati alle forme di vita che popolano oggi il nostro pianeta. L'ossificazione, pertanto, è analoga al passaggio dall'infanzia all'età adulta, o all'abbandono di uno stato di dipendenza verso uno di autodeterminazione e libertà. Ecco perché taluni disturbi che toccano il sistema osseo sono spesso legati all’impossibilità dell’ammalato di compiere certe scelte o abbandonare certi ambiti, operazioni necessarie alla sua evoluzione.
Per quanto riguarda la colonna vertebrale, è l’organo più impegnato del nostro fisico, che collega la parte superiore del corpo (testa) con quella inferiore (bacino). Il suo nome contiene, in quanto tale, solo una parte di verità, dato che per tutta la vita dell’individuo questa svolge più il ruolo di un arco flessibile che quello di una vera e propria colonna. Spesso la colonna vertebrale viene chiamata con un altro nome, a causa del prolungamento a spina che la caratterizza: “spina dorsale”, certamente questa fu la prima cosa che l’uomo notò della colonna vertebrale. Ad un esame esterno della colonna vertebrale, colpisce il fatto che la sua forma richiami alla memoria il serpente avvolto attorno al bastone di Esculapio, il simbolo della medicina. Anche la colonna vertebrale si attorciglia attorno alla linea immaginaria della forza di gravità mantenendo in tal modo gli esseri sollevati da terra.
In numerose culture è assimilata all'axis mundi, l'asse portante, albero o pilastro che si innalza dalla terra al cielo, a collegarli e a stabilirne l'ideale centro. E in effetti, la colonna vertebrale costituisce l'asse su cui poggia il resto del corpo, e che consente, ad esempio, la stazione eretta e il controllo neuro-muscolare di quasi tutto l'organismo attraverso il midollo spinale in essa racchiuso.
La problematica vera risiede spesso negli estremi: se la forma della spina è esageratamente a S, significa che la persona in questione ha rinunciato alla sua posizione eretta a favore della capacità di adattamento: si tratta di una persona che si prostra di fronte alla vita. Se la forma ad S è limitata, si verifica l’opposto: i soggetti procedono a testa alta senza disporre però della necessaria capacità di adattamento e senza la possibilità di ammortizzare colpi e urti. Sono persone dure (troppo poco molleggiate) e portate a ferirsi.
I disturbi alla schiena suggeriscono diversi significati simbolici a seconda della loro localizzazione e della modalità con cui si presentano. Il tratto cervicale, ad esempio, sul quale poggia la testa - il mondo dei pensieri, della volontà, della coscienza - è retto da una vertebra, l'atlante, che richiama, nel nome, il mitico titano costretto a portare il mondo sulle spalle, suggerendo un analogo sforzo di questa zona della colonna nel sopportare il peso delle responsabilità, delle decisioni razionali, della volontà cosciente.
Il buon funzionamento del tratto cervicale è importantissimo per l’intero organismo. L’eventuale squilibrio delle vertebre cervicali, dell’area muscolare del collo e la cattiva comunicazione tra il cervello ed il corpo possono dare origine a molte patologie, anche a quelle che apparentemente non hanno connessione coi problemi di cervicalgia.
Il valore simbolico del tratto cervicale sta nel suo essere un vero e proprio “crocevia” tra il capo ed il resto del corpo. Nemmeno la scienza medica può evitare di confrontarsi con questa circostanza: all’interno del collo, in pochissimo spazio, collaborano vertebre, muscoli, articolazioni e nervi. Il loro compito è di veicolare tutte le sollecitazioni e le informazioni che il corpo e la testa si scambiano a vicenda. Così, spesso i disturbi che riguardano quest’area sono legati ad un equilibrio organico che viene a mancare, anche dovute a sintomatologie come le vertigini che compaiono puntualmente.
Chi soffre di cervicale ha la spiccata tendenza ad essere razionale ed a manifestarsi sempre coi piedi per terra. Quindi, affinché la tensione dei muscoli cervicali si allenti e la morsa del dolore molli la presa, è necessario imparare “a staccarsi da terra”, cioè ad abbandonare quel senso del dovere che ci zavorra nella concretezza delle “cose da fare”. Bisogna imparare di nuovo a “volare” almeno con la fantasia, in quel regno dove non esistono le regole imposte dalla razionalità, ma soltanto la libertà di sentirsi spontanei.
E se il tratto dorsale percorre poi il torace, sede degli affetti e delle emozioni, quello lombosacrale si colloca in relazione al mondo istintuale e alle sue pulsioni. Dolori del tratto lombare e sensazione di stanchezza in questa zona si possono accostare, quindi, a una repressione della sessualità, probabilmente vissuta in modo conflittuale.
Patologie interessanti la componente nervosa della colonna vertebrale, che consente tra l'altro il controllo della mobilità degli arti inferiori, avranno invece in particolare il significato di negare quell'aggressività verso il mondo esterno sintetizzabile nel concetto di autonomia. Quando la schiena è colpita in quanto "sostegno" del corpo, potrà esprimere, viceversa, il rifiuto di quella fondamentale coerenza interiore di comportamento propria di chi «ha spina dorsale».
I dolori articolari si ripresentano più facilmente, favoriti soprattutto dal clima più umido e freddo. Una rigidità climatica che si fa sentire proprio nella parte più rigida del corpo, le ossa appunto. Per curare e rinforzare lo scheletro, nell’antichità il medico ricercava nella natura le piante che presentassero le sue stesse caratteristiche. Piante “saturnie” per eccellenza erano, ad esempio, gli equiseti, dai fusti solidi e robusti, concreti ed essenziali, un concentrato di sali minerali (soprattutto silicio) la cui struttura ricorda da vicino quella della colonna vertebrale.
In presenza di problemi articolari con componente infiammatoria, particolarmente utili sono gli integratori a base di zolfo oppure di glucosamina, una sostanza ricavata dal guscio dei crostacei, che sono molecole fondamentali per la sintesi del tessuto connettivo e per la ricostruzione delle cartilagini articolari, in particolare quelle delle ginocchia. La glucosamina svolge una buona azione antinfiammatoria di base, utile per prevenire le crisi di dolore acuto favorite e peggiorate dal freddo: come terapia di terreno, si può assumere una capsula di glucosamina al giorno da novembre a febbraio, si passa a 2 capsule al giorno se il dolore diventa intenso, riducendo gradualmente il dosaggio col miglioramento dei sintomi.
Molti dolori di collo, spalle e schiena nascono dalla tendenza a tenere posture scorrette che bloccano la spina dorsale e col tempo ne indeboliscono ossa e cartilagini.
La cervicale è il segmento più mobile della colonna (a differenza del tratto dorsale, per esempio, è dotata di una maggiore capacità di rotazione) e, quindi, è facilmente soggetta a tensioni e dolori. Gli arti superiori sono frequentemente interessati da dolore soprattutto a livello delle grandi e piccole articolazioni (periartrite della spalla, artrosi/artrite delle dita) e in molti casi si infiammano come conseguenza della cervicalgia.
Per sciogliere le tensioni, muovi la testa come se fosse un pennello. In piedi o seduto, effettua delle rotazioni della testa, lentamente, prima in senso orario e poi in senso antiorario, senza mai forzare il movimento, immaginando di avere un pennello al posto del naso e di disegnare davanti a te dei cerchi colorati di diametro sempre più grande
Il tratto dorsale è il segmento meno mobile della colonna vertebrale. Le vertebre che lo costituiscono si articolano con le coste, venendo a formare la gabbia toracica, chiusa anteriormente dallo sterno. Le vertebre lombari sostengono il peso di tutta la colonna e sono quelle più a rischio di sovraccarico e di dolore.
In caso di dolore acuto, soprattutto se provocato da e favorito dal freddo, si consiglia di massaggiare con vigore sulla zona dolente un cucchiaio di olio di germe di grano con 5 gocce di olio essenziale di canfora: questo unguento balsamico ha un effetto riscaldante e analgesico.
L’esercizio che rimette in piedi: fai la respirazione che allevia il dolore. In piedi con le mani sui fianchi inspira e, mentre espiri, fai rientrare leggermente l’ombelico nella pancia. Inspira e allunga la cassa toracica, cercando di sentire che lo spazio tra una costola e l’altra aumenta. Espirando, sposta la cassa toracica a sinistra, senza muovere le anche. Inspira e torna al centro. Espira e sposta la cassa toracica a destra. Ripeti la sequenza alcune volte.
Per rinforzare le articolazioni, basta correggere un po’ la dieta per ottenere effetti analgesici.

* Riduci il consumo di proteine animali: indebolisce le ossa e infiamma i tessuti.
* Bevi di più: in questo modo favorisci l’eliminazione delle tossine dai tessuti articolari.
* Per rinforzare le ossa, privilegia alimenti vegetali ricchi di sali minerali come calcio, magnesio, zinco e silicio: frutta secca, semi oleosi, grano saraceno, cereali integrali, crusca di frumento e zucca.
Meglio non esagerare anche con spezie, cioccolato e aceto: anche se sono cibi “riscaldanti”, in realtà disperdono velocemente l’energia del corpo procurando solo una momentanea sensazione di vitalità; inoltre, favoriscono la demineralizzazione e l’intorpidimento degli arti.
Oltre a correggere la dieta, nei casi di dolore acuto, al cibo puoi aggiungere le erbe.
Per rinforzare il tessuto osseo e prevenire osteoporosi e artrosi prendi l’equiseto in tintura madre, 30 gocce 3 volte al giorno in poca acqua per 1-3 mesi.
In tutte le medicine della tradizione è riconosciuto al calore un effetto curativo di fondamentale importanza sulle sindromi dolorose (cervicalgie, sciatica, torcicollo, reumatismi, mal di schiena, ecc.) a carico di ossa e muscoli. Non a caso dal Nord Europa giunge fino a noi l’usanza di porre sugli arti doloranti dei sacchetti di tessuto di canapa o di cotone riempiti di granelli di cereali che vengono riscaldati in un forno tradizionale o nel microonde, che hanno la capacità di lenire il dolore. i sacchetti pieni di cereali (grano o altri) da riscaldare hanno il pregio di aderire bene alla parte dolente, senza disperdere il calore. L’applicazione dei sacchetti caldi induce un aumento della circolazione nell’area interessata che riduce il dolore, gli stati tensivi e le contratture, grazie ad un effetto antinfiammatorio immediato e di lunga durata.
Io consiglio di usare sacchetti contenenti sale marino grosso integrale, magari arricchito con qualche goccia di olio essenziale antidolorifico o antistress (perchè i dolori ci innervosiscono, a volte!) - parola di Lux
L’olio di cumino nero (Nigella Sativa), riscaldante e lenitivo, era già noto agli antichi egizi per le sue virtù antidolorifiche. Va massaggiato sulla parte dolente fino a 2-3 volte al giorno, anche prima di applicare i sacchetti di cereali caldi. In caso di dolori che accompagnano l’influenza, l’olio di cumino nero si può assumere come integratore alimentare: una perla al giorno la mattina con mezzo bicchiere d’acqua dai primi sintomi di malessere per almeno una settimana.
www.larottadiulisse.it
Consiglio di visionare i vari post inerenti dolori, doloretti, significato psicosomatico di cervicalgia, sciatalgia, artiglio del diavolo...insomma ce n'è per tutti i gusti - Lux

http://conipiediperaria-riflessoluxfirenze...vertebrale.html



Mal di schiena: cause, esercizi e rimedi naturali. Scopri quali sono le cause del mal di schiena, cosa fare contro il dolore, come è possibile prevenirlo e quali sono i rimedi naturali più efficaci per curarlo.

Mal di schiena: cause e rimedi naturali

Il mal di schiena è un disturbo piuttosto diffuso, di cui si ritrovano ormai a soffrire giovani e meno giovani.

Molto spesso la risoluzione del problema è molto difficile, poiché vi sono molte cause che concorrono e perché il mal di schiena può esser di vario tipo. A volte il mal di schiena non è condizionato dal lavoro o dallo stile di vita, ma proprio dall’anatomia stessa.

Mal di schiena: anatomia della colonna vertebrale
La schiena si compone di:

vertebre
muscoli
Le vertebre formano una colonna e fra loro è presente una cartilagine, che le separa e ne consente la motilità, all’interno invece delle vertebre si trova il midollo spinale in cui hanno sede i nervi che raggiungono il cervello.

Mal di schiena: le cause
Il mal di schiena può avere diverse origini:

muscolari
traumi ai dischi vertebrali
lesioni articolari
infiammatorio
Muscolari: questo implica che i muscoli si siano danneggiati, a causa magari di uno strappo che impedisce i movimenti e provoca dolore, ciò può essere causato da un movimento brusco. E’ un tipo di mal di schiena che solitamente sparisce da solo.

Lesione alle vertebre: possono accorrere degli infortuni alle vertebre ed i dischi che fungono da cuscinetto, che possono con il passare del tempo irrigidirsi provocando una degenerazione del disco (sperone). Può capitare che i dischi inoltre si facciano sporgenti o che la materia polposa all’interno fuoriesca (ernia del disco). Le sporgenze possono comprimere il nervo (nervo sciatico) e causare il dolore, che in molti casi si ripercuote nelle gambe (sciatalgia). La spondilolistesi è la degenerazione delle vertebre che s’indeboliscono mentre la stenosi vertebrale è il restringimento del canale vertebrale.

Lesioni articolari: può avvenire che lo strato di cartilagine si assottigli e che dunque le due vertebre vengano a toccarsi causando dolore, in questo caso si tratta di discopatia. Può capitare anche, specie con il passare del tempo, che la cartilagine sia meno lubrificata e le vertebre siano colpite da artrosi.

Vi sono anche naturalmente cause non legate all’anatomia, ad esempio un lavoro molto pesante o che costringe a stare molto in piedi che mette a dura prova i muscoli, ma delle volte anche ad un eccesso di sport.

In altri casi il mal di schiena, può esser provocato dall’accentuazione delle curve naturali della colonna vertebrale ed in questo caso si verifica ad esempio la scoliosi.

Infiammatorio: l’infiammazione può esser dovuta alla presenza di tumori o infezioni derivanti magari da malattie autoimmuni.

Mal di schiena: tipologie
Esistono varie tipologie di mal di schiena:

Lombalgia, ovvero quel dolore alla schiena che colpisce il tronco e che avviene quando magari si fa uno sforzo , per quanto riguarda la fase acuta, mentre nella forma cronica il dolore s’intensifica nella zona lombare e può persistere anche per sei mesi.
Cervicalgia, ovvero il dolore che si localizza nella zona della cervicale, impedendo al colo di ruotare. A questo problema si associano anche nausea, vertigini, ronzii e agitazione. Solitamente può passare per un breve periodo ma poi si ripresenta se non viene curato.
Colpo della strega, questo tipo di dolore colpisce la zona lombare ed è incluso nelle lombalgie, è dovuto ad uno sforzo intenso ma anche ad un repentino sbalzo di temperatura. La muscolatura reagisce bloccandosi e dunque è impossibile muoversi. Pssa da solo entro pochi giorni, se non passa è opportuno consultare un medico.
Mal di schiena: sintomi e diagnosi
Esistono alcune situazioni in cui possiamo riconoscere, attraverso la sintomatologia, un eventuale problema alla schiena:

dolori improvvisi e fastidi nella parte inferiore della schiena (sollevando pesi o uscendo dall’auto)
dolori al collo che si propagano lungo un braccio
dolore al collo sollevando la testa, accompagnato da vertigini
dolore al collo con frequenti mal di testa
dolori alla schiena quando si tossisce, si fanno respiri profondi o si starnutisce
schiena rigida, muscolatura bloccata
dolore quando si sta seduti o in piedi
dolori che si dipartono dalle anche alle gambe
Se si riscontra questa patologia e se si soffre di un dolore continuo è bene farsi visitare da un medico. Si devono naturalmente eseguire dei test per verificare la natura del problema, quindi: raggi X, risonanza magnetica, TAC, MOC e scintigrafia ossea.

Come prevenire il dolore alla schiena
Il miglior modo per prevenie il mal di schiena è quello di usare alcuni accorgimenti, sia in casa sia sul posto di lavoro:

Mantenere sempre una posizione corretta sul posto di lavoro, sia che si tratti di stare seduti od in piedi;
Per sollevare oggetti pesanti non piegate la schiena, ma usate la forza delle gambe;
Non piegate la schiena per allacciarvi le scarpe o vestirvi, ma piegate sempre le ginocchia od il bacino;
Anche stando seduti evitare le situazioni stressanti per la colonna vertebrale. Nei momenti di studio o di riposo non tenere la schiena piegata e ingobbita. Una posizione troppo comoda può essere dannosa; sostenere bene la colonna vertebrale perché resti ben dritta; se lo schienale della sedia o della poltrona non lo consente, utilizzare un cuscino per migliorare l’appoggio;
Portare calzature comode e tacchi non più alti di 5 cm. I tacchi molto alti costringono la colonna vertebrale a una posizione forzata e possono provocare mal di schiena.
Mal di schiena: rimedi naturali
Uno dei migliori rimedi naturali contro il mal di schiena è il riposo, a letto per qualche giorno.
La posizione: sdraiatevi sul materasso con la schiena distesa e le gambe sollevate.
Ghiaccio: può essere utile per alleviare dolore ed infiammazione.
Massaggi: occorre esser cauti perché possono causare maggiori problemi, pertanto devono esser eseguiti da un esperto.
Rimedi omeopatici: Nux Vomica è indicato per le lombalgie e dev’esser assunto su prescrizione medica. Per quanto riguarda i Fiori di Bach prevalentemente vengono prescritti Rock Water, Oak e Vinbe.
Fitoterapia: esistono validi aiuti anche nelle erbe, la Scutellaria ad esempio è un buon rimedio naturale, ma anche l’Artiglio del diavolo, lo si acquista in capsule o in pomata, il massaggio di questa pomata può sviluppare calore, se dovesse essere intollerabile, va rimossa. L’Arnica montana ugualmente si trova sotto forma di capsule o di pomate. Si trovano anche dei rimedi erboristici a base di salice bianco. Fra i rimedi erboristici citiamo anche i fiori di sambuco, ottimi per contrastare l’infiammazione. Da non sottovcalutare anche i rimedi a base di pepe di cayenna.
Impacchi: un impacco molto utile è quello a base di mezzo litro di acqua tiepida in cui si diluiscono 5 gocce olio essenziale di camomilla, 5 di rosmarino e 5 di lavanda. Si possono effettuare due bagni l dì in questa soluzione dentro una vasca da bagno.
Yoga: alcune posizione dello yoga, le asana, sono molto utili per alleviare i dolori e favorire una postura corretta. E’ importante farsi seguire da un maestro, di modo da non incorrere in posizioni sbagliate che possono aggravare il problema.
Rimedio della nonna contro il mal di schiena

Lo zenzero è un potente antinfiammatorio, lo si può applicare come un impacco, frullandolo con del gel d’aloe o si può provare la tisana, basta bollire un pezzetto di zenzero per una quindicina di minuti.

Esercizi per il mal di schiena
Buona norma sarebbe quella di rivolgersi ad insegnanti di ginnastica posturale per scoprire quali sono i migliori esercizi per prevenire i dolori muscolo-scheletrici, o meglio ancora ad un medico che stabilisca se ci sono controindicazioni particolari, magari a causa di una discopatia. Ma ecco qualche semplice esercizio per il mal di schiena da fare in casa.

Esercizio 1: sdraiati a terra in posizione supina, ovvero con la pancia all’insù e la schiena a contatto con il pavimento, tirate su le ginocchia verso il petto aiutandovi con le braccia ed alzate anche la testa. Dovrete sentire la colonna vertebrale allungarsi. Mantenete la posizione per almeno 20 secondi e ripetete nuovamente.

Esercizio 2: in piedi, spalle, braccia e gambe rilassate, ma dritte: girate la testa verso destra cercando di mantenere lo sguardo oltre l’orecchio. Mantenete in tensione per qualche secondo e poi cambiate lato. Lo stesso col mento sul petto e poi guardando in alto. Sono esercizi che servono ad alleviare le tensioni e le contratture muscolari.

www.portalebenessere.com/mal-di-sch...i-naturali/993/

Edited by *Hecate* - 12/10/2015, 19:53
 
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Nellyfisio
CAT_IMG Posted on 2/5/2018, 20:33




Peccato che il mal di schiena e quindi i pazienti non siano competenza né dell'osteopata né del chinesiologo, abuso di professione medica.
 
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1 replies since 12/10/2015, 17:19   187 views
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